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Età all'arrivo in Italia: anni

Lascia il paese di origine per ragioni

Il viaggio verso l'Italia non ha previsto tappe intermedie

Arriva in Italia con familiari

La mappa traccia gli spostamenti dell’intervistato/a, concludendosi l’anno dopo il suo arrivo in Italia

Nel settembre 1931 nasce a Damasco Clement Tachè, figlio di Yusef e Bahia Kamhaji, appartenenti alla storica comunità ebraica siriana.  La famiglia è numerosa, composta da altri sette fratelli: Jacques, Marco, Simon, David, Emilie, Lucie e Mida. I Tachè vivono nel quartiere di Shaar al-Yahud, un elegante viale abitato principalmente da ebrei benestanti, a differenza di Harat al-Yahud, dove invece si trovano le famiglie meno fortunate. La casa dei Tachè è spaziosa, su due piani, con un grande giardino e include il laboratorio del padre, che è orafo.

Per le strade di Damasco e tra le mura di casa, Clement parla arabo, ma sia lui che i suoi fratelli ricevono un’educazione ebraica nelle scuole francesi dell’Alliance Israélite Universelle. Fino alla metà degli anni Quaranta, Clement ricorda una convivenza abbastanza pacifica tra ebrei e musulmani, ma assiste da adolescente alle prime manifestazioni di intolleranza contro gli ebrei. 

ho detto a mia madre: “Io non posso più continuare a vivere in questo paese!”

Clement Tachè: 

Io sono stato influenzato [a lasciare la Siria] soprattutto perché un giorno sono andato al cinema e ho assistito alle [notizie dell’] attualità. Facevano vedere i forni crematori, facevano come…e la gente in sala applaudiva quando vedeva che bruciavano la gente nei forni crematori. E io sono stato molto scioccato. 

Intervistatore: 

Questo in che anno più o meno? ‘45?

Clement Tachè: 

Sì, ‘44 o ‘45, pochi mesi prima perchè io ho lasciato [la Siria] nell’aprile del 1945. Allora poi c’erano degli emissari che venivano dalla Palestina per incoraggiare anche i giovani ebrei ad andare in Palestina.

Intervistatore: 

Ah, [gli emissari] venivano?

Clement Tachè: 

Sì sì sì. E allora sono stato influenzato e poi sono tornato a casa e ho detto a mia madre: “Io non posso più continuare a vivere in questo paese, vedendo queste scene.”

È in questi anni turbolenti che Clement, ancora giovanissimo, si avvicina ai movimenti sionisti. L’idea di emigrare si fa sempre più forte, alimentata dall’incertezza che avvolge la comunità ebraica in Siria. Molti iniziano a lasciare il paese, cercando un luogo più sicuro dove poter vivere. Marco, il fratello maggiore, è il primo a partire. Si trasferisce a Tel Aviv, dove la famiglia possiede un negozio di oreficeria. A meno di 14 anni, Clement decide di raggiungerlo e, con un coetaneo, attraversa il Libano, passando per Tiro, e poi oltrepassa il confine a piedi, fino a raggiungere il Kibbutz Ir Ha-Shaar.

quando è cominciata l’oscurità abbiamo cominciato a camminare

Clement Tachè: 

Non avevo ancora 16 anni, era la fine del ‘47.

Intervistatore: 

Ma sei partito da solo?

Clement Tachè: 

Sì, con uno che mi ha fatto passare, eravamo in due, due ebrei. Un mussulmano che ci ha fatto attraversare, è lui che…

Intervistatore: 

E sei andato così in Palestina…

Clement Tachè: 

Sì siamo arrivati ad un kibbutz, a Ir Ha-Shaar, erano forse le quattro, le quattro e mezza del mattino. 

Intervistatore: 

Ma per caso o era stato già deciso?

Clement Tachè: 

No no, era stato studiato. Lui doveva portarci a questo kibbutz e allora si temevano le incursioni degli inglese perchè allora se vedevano la gente [entrare illegalmente], la mettevano in prigione. Ci hanno fatto passare due tre ore di notte in una stalla con le mucche, per non farci scoprire. 

Intervistatore: 

Siete entrati in Palestina, da dove?

Clement Tachè: 

Dal Libano, da [Tiro], e poi quando è cominciata l’oscurità abbiamo cominciato a camminare. Abbiamo camminato praticamente dalle nove della sera alle quattro del mattino sulle montagne per arrivare a questo kibbutz. 

Intervistatore: 

Ed era la via più veloce per arrivare in Palestina?

Clement Tachè: 

Non lo so, però quello che ci ha fatto attraversare la frontiera conosceva questa strada. 

Intervistatore: 

E avete dovuto pagare?

Clement Tachè: 

Sì, certo. C’era mio cognato del Libano che lo conosceva. Lui poi una volta che siamo arrivati…io avevo per caso venti dollari, avevo soltanto questi soldi in tasca. Lui per la strada ha detto “Attenzione se avete dei soldi, dammeli perchè delle volte ci sono dei ladri”. Glieli ho dati e invece lui poi quando siamo arrivati è andato via. Io sono arrivato senza una lira. Allora quando è cominciato il primo servizio autobus dal kibbutz a Haifa ci hanno mandato alla Sochnut [l’Agenzia Ebraica]. La Sochnut mi ha chiesto se avessi un parente. [Ho risposto:] “Ho mio fratello”. Marco, che era a Tel Aviv, aveva un negozio di oreficeria. Allora mi hanno dato il biglietto dell’autobus da Haifa a Tel Aviv. Sono arrivato a Tel Aviv e sono andato da mio fratello. 

Clement Taché con la moglie Yona Katri, Milano, ca. 1975. Archivio Fondazione CDEC

Una volta arrivato a Tel Aviv, Clement si ricongiunge con il fratello Marco. Dopo il 1948, anche gli altri fratelli Simon e David li raggiungono in Israele. Nello stesso anno, invece, il resto della famiglia, esasperata dalle condizioni di precarietà degli ebrei a Damasco, si sposta in Libano, perdendo tutto ciò che possedeva in Siria. Nel 1951, Clement lascia Israele per Parigi, dove rimane fino alla fine del 1956. Studia civiltà francese alla Sorbona e continua a occuparsi degli affari di famiglia nel settore dell’oreficeria. L’attraversamento di tutti questi confini rende impossibile per Clement poter tornare in Medio Oriente per far visita ai propri genitori: dopo la fondazione dello Stato di Israele, Clement ottiene il passaporto israeliano, perdendo così la possibilità di tornare in Libano. Riesce a rivedere i genitori solo a metà degli anni Cinquanta, quando si procura un passaporto messicano.

con questo passaporto messicano, sono potuto andare due volte a Beirut

Clement Tachè: 

Allora, quando ero in Francia non potevo andare [in Libano]. Allora mi hanno procurato un passaporto messicano in Libano e, con questo passaporto messicano, sono potuto andare due volte a Beirut nel ‘55-’56. Poi però quando mi sono trasferito in Venezuela, allora lì mi sono veramente naturalizzato, ho ottenuto il passaporto venezuelano. Allora potevo andare tranquillamente in Libano 

Dopo un breve ritorno in Israele, richiamato alle armi durante la guerra di Suez, Clement si reca ad Anversa per trovare il fratello Jacques, impegnato nel commercio di diamanti. Tuttavia, all’inizio del 1957, si riunisce con il fratello Marco, che nel frattempo si è trasferito a Caracas. All’inizio degli anni Sessanta, la vita in Venezuela diventa difficile a causa della rivoluzione, e il commercio dei diamanti non è più redditizio come un tempo. Avendo già visitato l’Italia e attratto dal Paese, nel 1960 Clement decide di trasferirsi a Milano, dove esiste già una piccola comunità di ebrei siriani.

Continua a lavorare come commerciante all’ingrosso di diamanti e, grazie al suo passaporto venezuelano, ogni estate va a Beirut per visitare i genitori. Durante uno di questi soggiorni, conosce la sua futura moglie, Yona Katri. I due si sposano nel 1962, anno in cui anche Yona si trasferisce in Italia, dando inizio a una nuova fase della loro vita insieme.

Storie collegate

Come leggere i data portrait
I dati rappresentati nei data portrait riguardano il genere, l’età all’arrivo in Italia, il decennio di arrivo in Italia, il paese di origine, i motivi della partenza, se il viaggio ha incluso tappe intermedie o è stato diretto e se la persona ha viaggiato da sola o con la famiglia.

Genere ed età all’arrivo in Italia

Femmina, età 0-9

Femmina, età 10-19

Femmina, età 20-29

Femmina, età 30-39

Femmina, età 40-49

Femmina, età 50-59

Femmina, età 60-69

Femmina, età 70-79

Femmina, età 80-89

Femmina, età 90-99

Maschio, età 0-9
Maschio, età 10-19
Maschio, età 20-29
Maschio, età 30-39
Maschio, età 40-49
Maschio, età 50-59
Maschio, età 60-69
Maschio, età 70-79

Maschio, età 80-89

Maschio, età 90-99

Decennio di arrivo in Italia

1940
1950

1960

1970

1980

Paese di origine

Egitto

Iran

Libano

Libia

Siria

Tunisia

Motivi della partenza dal paese di origine

Politici

Economici

Studio

Personali

Viaggio diretto o con tappe intermedie prima dell’arrivo in Italia

Viaggio diretto

Tappe intermedie

Arriva in Italia da solo/a o con familiari

Arriva in Italia da solo/a
Arriva in Italia con familiari

Cos’è un data portrait
Un data portrait è un’interpretazione artistica di un set specifico di dati riguardanti un individuo, che viene quindi ritratto a partire dai dati, anziché raffigurarne l’aspetto fisico come nei ritratti tradizionali. I data portrait sono rappresentazioni visive che mediano tra la visione dell’artista, i dati del soggetto e l’interesse del pubblico (Donath et al., 2010).
Seguendo questo concetto, i data portrait sviluppati da Sara Radice specificamente per il progetto TRAME forniscono un “ritratto” delle persone rappresentate, basato su alcuni dati specifici di interesse per il progetto e indipendente dal loro aspetto fisico.

Bibliografia e crediti
Judith Donath, Alex Dragulescu, Aaron Zinman, Fernanda Viégas, Rebecca Xiong; Data Portraits. Leonardo 2010; 43 (4): 375–383. doi: https://doi.org/10.1162/LEON_a_00011.

I data portraits ideati per questo progetto traggono ispirazione da alcuni progetti di data portraits di Giorgia Lupi, come, per esempio, l’installazione fisica “…Ma poi, che cos’è un nome? ” sviluppata per la Fondazione CDEC presso la Triennale di Milano nel 2018 e i TED Data Portraits del 2017.