Roseline Levi Ruscio nasce nel 1945 al Cairo, in Egitto. I genitori, entrambi nati in Egitto, hanno cittadinanza italiana, mentre le origini della famiglia sono libanesi da parte paterna e siriane da parte materna. La famiglia vive a Maadi, un sobborgo residenziale del Cairo abitato da comunità francesi, inglesi e italiane, caratterizzato da un’architettura coloniale. Al contrario del Cairo, lo stile di vita di Maadi è più intimo e comunitario. Roseline vive con i genitori, le due sorelle e la nonna paterna in una grande casa al quarto piano, con una vista mozzafiato sul Nilo.
In famiglia si parla francese, ma anche l’arabo risuona tra le mura domestiche grazie alla nonna paterna e al personale di servizio egiziano. Roseline frequenta le scuole francesi e cresce in un ambiente piuttosto laico. Tuttavia, tra i suoi ricordi ci sono il padre che ogni mattina recita la tefillah prima di prendere il treno per il lavoro e la nonna paterna che insegna a Roseline e alle sue sorelle la Torah e le parashot in arabo. La famiglia partecipa alle cerimonie religiose solo durante le festività, recandosi al tempio di Maadi, un luogo che Roseline descrive come immerso nel verde, tra alberi di mango e gelsomini.
Il padre lavora negli uffici di in una fabbrica di cemento nella zona di Helwan mentre la madre si occupa prevalentemente della casa, ma entrambi trascorrono spesso le serate fuori in compagnia degli amici. Anche Roseline trascorre il tempo libero con le amiche, soprattutto allo Sporting club di Maadi. Durante l’estate, la famiglia si trasferisce a Port Fouad, una splendida località sul Mar Mediterraneo, per le vacanze.

Per le nostre vacanze andavamo un mese intero a Port Fouad
Trascrizione
Roseline Levi Ruscio
Per le nostre vacanze andavamo un mese intero a Port Fouad, perché avevamo mia cugina che abitava lì. Era un posto bellissimo, con delle spiagge grandissime. Port Fouad è vicino a Port Said. Avevo un cugino che lavorava nel Canale di Suez e, allora, questa spiaggia era dedicata ai colonnelli. Era una spiaggia bellissima, c’erano i giochi per i bambini. Poi, tutti portavano il cibo in spiaggia, mi ricordo. All’una arrivavamo in fondo alla spiaggia, dove c’era il pergolato e si mangiava lì tutti insieme, era molto bello. Tutta la famiglia, più gli amici.
La routine quotidiana viene sconvolta nel 1956 dallo scoppio della crisi di Suez. Il padre perde il lavoro e Roseline è costretta a interrompere la scuola per alcuni mesi, un’esperienza che la segna profondamente. La famiglia considera di trasferirsi in Brasile, dove si è già stabilita una zia materna, ma il padre decide di tentare prima la fortuna in Italia.

Mio padre ha detto “proviamo a fermarci in Italia, prima di andare in Brasile”
Trascrizione
Roseline Levi Ruscio
Noi avevamo i biglietti per andare in Brasile. Dovevamo andare in Brasile perché mia mamma aveva la sorella in Brasile, erano già lì da un anno e avevano già trovato lavoro tutti. Dunque, avevamo questi biglietti per andare in Brasile. Mio padre ha detto “Proviamo a fermarci in Italia, prima di andare in Brasile”. E così c’hanno lasciato a Genova io e mia sorella Alfonsine e invece mia sorella maggiore e mio padre sono venuti a Milano a cercare lavoro. Hanno trovato lavoro e abbiamo deciso di stare in Italia.
Quando il padre e la sorella maggiore trovano un impiego, l’intera famiglia si trasferisce a Milano. L’adattamento non è facile, soprattutto per i genitori, che faticano a ricostruire una nuova quotidianità in un ambiente così diverso. Tuttavia, la situazione migliora quando riescono a ristabilire vecchi contatti con amici conosciuti in Egitto. Roseline, invece, si ambienta rapidamente e, dopo un primo anno di difficoltà, trova il suo posto in Italia, dove poi decide di trascorrere il resto della sua vita.

Ed è l’enigma, dire “Mah, dove andiamo? Cosa faremo?”
Trascrizione
Intervistatrice
Che sentimenti hai provato lasciando il paese?
Roseline Levi Ruscio
Ah, ero molto triste! Ero molto triste perché avevo passato una bella infanzia, anche se c’erano stati episodi…. Ed è l’enigma, dire “Mah, dove andiamo? Cosa faremo?”. Ero un po’ spaesata. [Ma] ti dirò che dopo un anno, quando sognavo di dover tornare in Egitto, piangevo, non volevo più tornare.