»

»

Paese di origine:

Paese di nascita:

Anno di nascita:

Età all'arrivo in Italia: anni

Lascia il paese di origine per ragioni

Il viaggio verso l'Italia non ha previsto tappe intermedie

Arriva in Italia con familiari

La mappa traccia gli spostamenti dell’intervistato/a, concludendosi l’anno dopo il suo arrivo in Italia
Ritratto di Noemi Legziel con in braccio la figlia Mirna. Bengasi, 1941 ca. Archivio Fondazione CDEC
Ritratto di Noemi Legziel con in braccio la figlia Mirna Elise. Bengasi, 1941 ca. Archivio Fondazione CDEC

Elise Mirna Legziel nasce a Bengasi nel 1939, in una famiglia di origine ebraica profondamente radicata in Libia ma con legami storici che si estendono fino alla comunità ebraica di Livorno e Istanbul. In un contesto segnato dal dominio coloniale, la famiglia abbraccia la cultura italiana pur essendo in possesso di un passaporto francese, acquisito nel corso dell’Ottocento, grazie ai rapporti commerciali intrattenuti dalla famiglia con la Francia. 

Saul e Noemi Legziel con la figlia Elise Mirna Legziel. Tel Aviv, dicembre 1942. Archivio Fondazione CDEC
Saul e Noemi Legziel con la figlia Elise Mirna. Tel Aviv, dicembre 1942. Archivio Fondazione CDEC

La prima infanzia di Elise Mirna è segnata dall’instabilità e dall’incertezza. La sua nascita coincide con la Seconda guerra mondiale che sconvolge il Paese. La situazione per le comunità ebraiche peggiora con l’introduzione delle leggi razziali fasciste, che impongono restrizioni e discriminazioni sempre più pesanti. A questo si aggiungono i violenti scontri militari che trasformano Bengasi in un teatro di guerra, con la città contesa tra le forze italiane e britanniche. Questo clima di pericolo e instabilità costringe la famiglia Legziel a lasciare la Libia in cerca di un rifugio sicuro all’estero. Nel 1941, i Legziel seguono l’esercito inglese in ritirata verso l’Egitto, prima in un campo di raccolta ad Alessandria, poi al Cairo, e da lì in Palestina.

Abbiamo vissuto a Tel Aviv, in Rehov Dizengoff, in una bella baracca di legno

Elise Mirna Legziel
Io sono nata alla fine del 1939, giusto allo scoppio della Seconda guerra mondiale. So che nel ‘41 siamo scappati dalla Libia, perché avanzavano i tedeschi e gli inglesi si ritiravano verso l’Egitto. Quindi siamo andati, diciamo, al seguito degli inglesi. Siamo andati prima in Egitto, al Cairo, siamo stati lì alcuni mesi e poi siamo andati in Palestina per nove mesi. Abbiamo vissuto a Tel Aviv, in Rehov [via] Dizengoff, in una bella baracca di legno. Dopo siamo ritornati in Egitto, dove mio padre si ammalò di tifo e quando poi è guarito siamo ritornati a Bengasi per vedere cosa era successo dei nostri averi, delle nostre case. Abbiamo trovato le case abbastanza saccheggiate, ma comunque gli [edifici] c’erano.

Mirna Legziel in braccio a un soldato della Brigata Ebraica. Bengasi, 1945 ca. Archivio Fondazione CDEC
Elise Mirna Legziel in braccio a un soldato della Brigata Ebraica. Bengasi, 1945 ca. Archivio Fondazione CDEC

La famiglia Legziel torna a Bengasi nel 1943, dopo la conquista della Libia da parte degli Alleati e l’inizio dell’occupazione britannica. Questo periodo porta con sé importanti cambiamenti per la comunità ebraica locale, sostenuta dall’arrivo dei soldati ebrei palestinesi arruolati nell’esercito britannico. Questi, insieme alle organizzazioni ebraiche internazionali – come il “Joint” – giocano un ruolo cruciale nella ricostruzione delle comunità ebraiche libiche, offrendo assistenza ai più bisognosi e contribuendo alla riorganizzazione della vita sociale e religiosa.

Oltre a fornire aiuti materiali, i soldati avviano programmi educativi, insegnando l’ebraico e promuovendo l’aliyah, l’emigrazione verso la Terra d’Israele, come parte del risveglio sionista. Elise Mirna frequenta per un anno una scuola ebraica istituita dai soldati, ma i suoi genitori decidono di reinserirla nella scuola italiana, prevedendo una possibile emigrazione futura in Italia. 

La maggior parte degli ebrei di Bengasi sono venuti via nel ‘48

Elise Mirna Legziel
[Mio padre] ci ha raccontato di come è stata organizzata l’aliyah, perché la maggior parte degli ebrei di Bengasi sono venuti via nel ‘48, cioè dopo la fondazione dello Stato di Israele, con l’aiuto del Joint. A proposito del Joint, io mi ricordo che dopo la guerra, quando siamo tornati a Bengasi che c’era poco da mangiare, arrivavano dei pacchi dal Joint di vestiario, sia con del cibo: il famoso formaggio gouda olandese e l’olio di fegato di merluzzo, che tutti noi bambini eravamo obbligati a bere. Però ha salvato tante situazioni quell’orribile fegato di merluzzo. Devo dire che il Joint ci ha aiutato molto, [anche] la Sochnut [l’Agenzia Ebraica]. Dunque i soldati della Brigata Ebraica erano venuti in Libia per vedere di organizzare l’aliyah in massa degli ebrei di Bengasi, a Tripoli non so come era la cosa. Veramente hanno cercato di fare al più presto possibile perché si rendevano conto che più gli ebrei stavano lì, più pericoli correvano. Praticamente son venuti via quasi tutti gli ebrei da Bengasi, saranno rimaste due o tre famiglie, non di più. 

In Libia, le comunità ebraiche subiscono due terribili pogrom: il primo nel 1945 e il secondo nel 1948. Questi eventi segnano profondamente la vita della comunità e convincono molte famiglie, tra cui i Legziel, a lasciare il Paese. Nel 1949, la famiglia si trasferisce in Italia, stabilendosi a Milano. Qui, Elise Mirna si iscrive alla scuola ebraica di via Eupili, dove trova un ambiente accogliente. Grazie all’attenzione delle insegnanti e al supporto dei compagni, riesce a integrarsi rapidamente, anche partecipando alle attività delle associazioni scoutistiche ebraiche, che diventano un punto di riferimento importante per lei.

Storie collegate

Come leggere i data portrait
I dati rappresentati nei data portrait riguardano il genere, l’età all’arrivo in Italia, il decennio di arrivo in Italia, il paese di origine, i motivi della partenza, se il viaggio ha incluso tappe intermedie o è stato diretto e se la persona ha viaggiato da sola o con la famiglia.

Genere ed età all’arrivo in Italia

Femmina, età 0-9

Femmina, età 10-19

Femmina, età 20-29

Femmina, età 30-39

Femmina, età 40-49

Femmina, età 50-59

Femmina, età 60-69

Femmina, età 70-79

Femmina, età 80-89

Femmina, età 90-99

Maschio, età 0-9
Maschio, età 10-19
Maschio, età 20-29
Maschio, età 30-39
Maschio, età 40-49
Maschio, età 50-59
Maschio, età 60-69
Maschio, età 70-79

Maschio, età 80-89

Maschio, età 90-99

Decennio di arrivo in Italia

1940
1950

1960

1970

1980

Paese di origine

Egitto

Iran

Libano

Libia

Siria

Tunisia

Motivi della partenza dal paese di origine

Politici

Economici

Studio

Personali

Viaggio diretto o con tappe intermedie prima dell’arrivo in Italia

Viaggio diretto

Tappe intermedie

Arriva in Italia da solo/a o con familiari

Arriva in Italia da solo/a
Arriva in Italia con familiari

Cos’è un data portrait
Un data portrait è un’interpretazione artistica di un set specifico di dati riguardanti un individuo, che viene quindi ritratto a partire dai dati, anziché raffigurarne l’aspetto fisico come nei ritratti tradizionali. I data portrait sono rappresentazioni visive che mediano tra la visione dell’artista, i dati del soggetto e l’interesse del pubblico (Donath et al., 2010).
Seguendo questo concetto, i data portrait sviluppati da Sara Radice specificamente per il progetto TRAME forniscono un “ritratto” delle persone rappresentate, basato su alcuni dati specifici di interesse per il progetto e indipendente dal loro aspetto fisico.

Bibliografia e crediti
Judith Donath, Alex Dragulescu, Aaron Zinman, Fernanda Viégas, Rebecca Xiong; Data Portraits. Leonardo 2010; 43 (4): 375–383. doi: https://doi.org/10.1162/LEON_a_00011.

I data portraits ideati per questo progetto traggono ispirazione da alcuni progetti di data portraits di Giorgia Lupi, come, per esempio, l’installazione fisica “…Ma poi, che cos’è un nome? ” sviluppata per la Fondazione CDEC presso la Triennale di Milano nel 2018 e i TED Data Portraits del 2017.